Chapter 8: PENSIERI E PAROLE

– L A O S  –
 
Il campo e’ finito e la mia seconda avventura in Asia e’ targata LAOS.
 
Io e Andrew, conosciuto al campo di lavoro (metto subito le cose in chiaro a tutti i pettegoli del blog: io e Andrew, siamo solo amici dal campo di lavoro e ora "travel mate"!!),  stiamo affrontando questa avventura insieme e ci dimezziamo le spese del viaggio. Lui e’ un bravo chitarrista inglese che sta facendo il giro del mondo per un anno, dopo l’Asia, la sua prossima destinazione sara’ Oceania. Abbiamo attraversato il confine thailandese con una barca e dormito una notte a Houay Xay, prima cittadina oltre il confine. La mattina successiva, una "pseudo zattera", lenta quasi quanto un motorino, ci sta portando a Louang Prabang lungo il mitico fiume Mekong.  
 
Il fiume Mekong e’ di color marrone, colore probabilmente dato dal suo letto fangoso. I bordi del fiume sono sabbia e molto spesso, nel suo avanzare lento, si possono osservare i laotiani che fanno allegramente il bagno e che al passare delle imbarcazioni non perdono l’occasione per salutare e fare ampi sorrisi. Sono molto cordiali e genuini, molto piu’ dei thailandesi. Ogni tanto in corrispondenza delle persone, s’intravedono dei piccoli villaggi abbarbicati lungo i lati scoscesi del fiume. Le casette sono in legno e strutturate come quelle dei villaggi in cui sono stata ora in Thailandia.
 
Il pernottamento del nostro primo giorno di viaggio, l’abbiamo avuto in un villaggio lungo la costa chiamato Pak Beng. Un villaggio che ogni notte quadruplica i suoi abitanti a causa dei turisti viaggiatori lungo il fiume che si dirigono in entrambe le direzioni. L’impatto nel vedere Pak Beng e’ quello di giungere in un posto "finto", costruito esclusivamente per i turisti, con tutti i suoi alberghi, guest houses e ristoranti. L’elettricita’ funziona dalle 18 alle 22, dopodicche’ il villggio si "spegne" concedendosi definitivamente alla notte.
 
Il giorno successivo siamo ripartiti lentamente. Ondeggiare letteralmente lungo il fiume e’ un ondeggiare fuori dal mondo (il cellulare per fortuna non prende) e in un altro mondo. Un mondo fatto di sola natura e belle persone. Le mie interminabili ore sullo zatterone, seduta in micro sedili di legno con i giubbotti di salvataggio che facevano volume sulla schiena e quindi occupavano ulteriore spazio (!!), le ho passate principalmente osservando il paesaggio, scattando qualche foto alla ricerca di un particolare, leggendo e aggiornando il mio diario. La musica mi accompagnava col mio i-pod solo quando non ascoltavo lo scorrere della zattera lungo il fiume, o il fruscio del vento sugli alberi. Ogni tanto l’imbarcazione si ferma al lato del fiume e vengono imbarcate persone o sbarcate merci. La cosa triste e’ stato vedere in alcuni posti in cui ci siamo fermati bambini che salivamo sulla barca per venderci bibite, patatine o sari con i loro genitori nascosti dietro le roccie rimasti a guardarli. E la cosa ancora piu’ triste, vedere i turisti (anche i "backpackers") fotografarli come se fossero delle scimmie dello zoo! Avrei voluto urlare se avessero avuto un minimo di dignita’ in nome dei luoghi in cui venivano, che si suppongono essere piu’ evoluti a livello di conoscenze sociali ed intellettuali!
 
Alle 18 del secondo giorno di viaggio, finalmente si affacciava Louang Prabang ai nostri occhi. La mia prima impressione nel vedere la seconda citta’ piu’ grande del Laos, e’ quella di un posto in Asia "diverso", sia a livello di architettura che energia. E la nostra avventura del Laos cosi’ continua da qui…
 
(Phonsavan, 22 march 2008)
 

Chapter 7: ALDILA’ DEL CAMPO E I SALUTI (Part 3)

Un altro aspetto del campo non trascurabile sono le gite ed escursioni che ci siamo fatti dalla seconda settimana. Poiche’, come ho gia’ detto, gli Akha non lavorano il week end il nostro tempo e’stato ampiamente utilizzato cosi’.

Dopo il villaggio del sud con il nostro pick up abbiamo solcato le colline delle regione sud di Chiang Rai e ci siamo diretti nel villaggio natale di Mitzi. Li’ c’erano i suoi bellissimi nonni e il fratello ad accoglierci. I genitori di Mitzi, come ho gia’ detto, posseggono un piccolo appezzamento di terreno dove coltivano il caffe’e lavorano tutto il giorno per tutta la settimana al terreno. Di conseguenza a casa di Mitzi non c’erano e sarebbero rientrati verso le 18. Ho visto nello sguardo di Mitzi un po’ di sconforto, lei non va spesso a trovarli, l’ultima volta che ha visto i suoi genitori e’ stato 2 mesi fa e ora chissa’quando li avrebbe rivisti. Insomma io ho detto a Mitzi che se dipendeva da me potevano restare al suo villaggio tutto il tempo necessario per aspettare che tornassero dal campo. Ma in realta’ noi eravamo li’ di passaggio, eravamo oltrettutto una quindicina di persone…come fare per organizzarci a restare di piu’??! Quindi siamo rimasti il tempo necessario per pranzare nella sua modesta casetta e ripartire verso Chiang Rai.

Il tragitto dal villaggio di Mitzi a Chiang Rai e’ stato incredibile, strade sterrate,  scorciatoie improvvisate per scavalcare colline su colline e arrivare prima alla strada asfaltata…oltrepassando coloratissime e profumatissime coltivazioni di caffe’ in quella zona, appunto, frequentemente coltivato. Se non fosse stato per il nostro super pick up non ci saremmo mai arrivati ad oltrepassare quelle colline! Siamo arrivati alla "base", alla sede dell’Afect di Chiang Rai in quella stessa serata.

Il giorno successivo siamo andati in escursione al "Triangolo d’Oro", chiamato cosi’ perche’ e’ il punto in cui convergono i confini di Thailandia, Laos e Birmania, separati dal mitico fiume Mekong…zona famosa per il commercio di oppio nei secoli passati. Da li’ abbiamo visitato il Museo appunto…dell’oppio e mi sono fatta una cultura incredibile delle varie possibilita’ di utilizzo dell’oppio (lecite e non). Qualche giorno prima eravamo gia’ andati a visitare il museo di Khun Sa, colui il quale e’ stato considerato il "re dell’oppio", ideatore del commercio, esponente politico birmano molto potente fino agli anni ottanta. Al museo, un’intera area era ovviamente dedicata a lui. Dal Museo abbiamo preso lo speed boat fino al confine laotiano sull’altra sponda del Mekong in cui c’era un mercato, in cui temporaneamente si puo’ andare senza visto. Io li’ sinceramente mi son un po’ rotta, poiche’dopo aver visto 200 pareo e borse tutte uguali, avevo solo voglia di leggere il mio libro. Cosi’ mentre gli altri giravano per bancarelle io mi son seduta sulle sponde del Mekong a leggere un altro capitolo di Kerouac. Nel frattempo il nostro guidatore di speed boat ed i suoi colleghi thai/laotiani stavano giocando poco lontano da me ad un gioco con le carte, cosi’ mi sono avvicinata incuriosita, anche perche’ stavano facendo un baccano ogni volta che lanciavano una carta al centro e volevo capire il perche’. Diciamo che non ci ho capito niente, ho solo capito che loro ovviamente non spiaccicavano una parola d’inglese ma a loro modo mi hanno fatto capire che era un gioco vietnamita. Dopo tutto questo temporeggiare i miei compagni di avventura avevano terminato lo shopping e quindi eravamo tutti pronti per "rientrare in Thailandia" dove Mitzi e Ayo ci stavano aspettando per rientrare all’Afect.

La sede Afect sa molto di ostello della gioventu’. Siamo sistemati al primo piano in una camerata coi nostri sacchi a pelo, ci sono i bagni in un’altra zona al lato del nostro stanzone con acqua ovviamente…fredda. Al piano di sotto si concentra tutto il resto, cucina e sala riunioni e angolo delle attivita’, tutto ovviamente e rigorosamente in stile "Akha" con la "porta di entrata del villaggio" (che non puo’ mai mancare in un villaggio Akha) in legno e la "casetta degli spiriti". Abbiamo passato i nostri ultimi giorni della settimana qui e venerdi’ c’e’ stata la festa conclusiva. Ognuno di noi ha preparato qualcosa da mangiare del suo paese. Ed io ovviamente ho fatto gli spaghetti…ma con aglio, olio e peperoncino!

Il pomeriggio stesso di venerdi’ siamo andati a fare la spesa in un mega supermercato di Chiang Rai. Non ho trovato il pomodoro…solo ketchup e quindi da li’ la decisione di preparare spaghetti aglio, olio e peperoncino. La sera, grandi preparativi, e’ stata una commistione incredibile di cultura e tradizione. E’ stato allestito un’area per una mega mangiata rigorosamente a terra su delle stuoie su cui sopra sono stati messi dei piccoli fornelli dove cucinare la carne. Insieme a noi, all’associazioni ci sono i volontari di medio/lungo termine e venerdi’ ci hanno raggiunto altri giovani Akha che per l’occasione si sono uniti ai festeggiamenti. I miei 2 chili di spaghetti, senza peccare di modestia, sono venuti bene, nonostante li ho cucinati dentro al wok e sul fuoco stile western dietro a mille peripezie che hanno fatto morire dal ridere i miei compagni del campo!

A-Tu,il capo dell’associazione, ci ha radunati tutti attorno a lui e ci ha fatto il rito di commiato Akha. Ho vissuto un momento carico di solidarieta’ e di energia che non mi potro’dimenticare mai. Lui vestito solennemente con gli abiti locali, ad uno ad uno, ci ha fatto delle offerte di cibo, bevande, una collana fatta di semi e ci ha legato un braccialetto quale rito propiziatorio e di purificazione tipico Akha. Il mio bracciale e’ stato legato "in modo fluido" che poi mi hanno spiegato essere un buon segno, nel senso che i miei spiriti buoni vegliano su di me.

Cio’ che ho vissuto al campo non ha pari, l’esperienza piu’ bella della mia vita. Ho vissuto intensamente ogni attimo e ogni persona. I villaggi…i bambini…le tradizioni Akha acquisite fanno parte di me ed hanno arricchito il mio cuore e il mio patrimonio personale. Mitzi mi manchera’ tantissimo, le voglio bene come ad una piccola sorella. L’ultima sera le ho regalato il mio zainetto, che mi aveva detto piacerle tanto, insieme a 2 libri per migliorare l’inglese; lei non se l’aspettava e le si sono illuminati gli occhi, a me s’e’ riempita l’anima. E i ragazzi del campo…Danielle, Zack, Mathilda, Eungyoung…tutti…mi mancheranno tanto anche loro!

 

Il senso di tutto questo campo e’un qualcosa che va oltre al semplice volontariato, quello che A-Tu con la sua associazione fa e’ lo scambio e la conoscenza di culture tra loro diverse dandone il valore che si meritano senza sprecare nessuna caratteristica peculiare. Trovo che il metodo dell’associazione sia un metodo molto intelligente per creare attenzione ed interesse e soprattutto per spargere la "propria voce" al mondo intero. L’esperienza del campo e’ una delle esperienze piu’ belle della mia vita. Sono ancora piu’ carica di energia e solidarieta’ da distribuire al mondo intero. Credo che ognuno di noi nel proprio piccolo debba fare qualcosa. Si sprecano tante energie inutili per lamentarsi e scoraggiarsi. La prima cosa da capire e’ che nessuno ci regala niente e ognuno deve creare da solo i propri spazi e cio’ comporta tanto sacrificio; ma essendo frutto dei nostri desideri piu’ profondi e puri, son convinta che cio’ in cui si crede si realizzera’. Sicuramente aiutare il prossimo significa aiutare se stessi perche’ siamo tutti una sola cosa. Voglio bene a tutti, l’amore e’ la prima espressione di solidarieta’ che si proietta di fronte ad ognuno di noi e che riempie il cuore. Buon mondo a tutti…

(Louang Prabang, 19 march 2008)

Chapter 6: Il CAMPO (Part 2)

Seconda settimana di campo…altro giro…altro regalo!
 
Stavolta la nostra destinazione dalla stazione degli autobus di Chiang Rai e’ verso sud alla volta di un villaggio in cui Akha e Lamu convivono quasi serenamente, dico "quasi" poiche’ le ragioni conflittuali che sono sorte col tempo sono legate a religioni differenti ed io aggiungerei che quando l’uomo ci mette lo zampino il risultato e’ sempre lo stesso…disarmonia ed irrazionalita’ sulle cose ovvie.
 
Modalita’ di raggiungimento del campo, sempre la stessa…nel retro di un vecchio pick up che di vecchio ha solo l’immatricolazione, perche’ per il resto raggiunge qualunque luogo impervio e scosceso pur trasportando 12 persone + i 2 seduti davanti!
 
Hoel Keelage e’ il nome del villaggio in cui saremo ospitati. Anche stavolta 3 per ogni famiglia. Il villaggio e’ molto piu’ grande del primo in cui siamo stati, ci saranno un centinaio di case ed inoltre si vede che lo stato di benessere dei suoi abitanti e’ piu’ elevato poiche’ oltretutto dispongono di elettricita’ ed in casa "mia" c’e’ pure un frigorifero. Il primo giorno che siamo arrivati, siamo stati accolti da dei simpatici maialini, cuccioli e non, che scorazzano ovunque tranquillamente ma non possono stare in casa con le famiglie. Gli Akha considerano i maiali simbolo di opulenza e di ricchezza di cibo, ma i maiali devono stare fuori casa cosi’ come invece i cani sono simbolo di buona fortuna e quindi sono rispettosamente accolti all’interno delle mura domestiche. Nemmeno arrivata, ho avuto il piacere di aiutare Mitzi, la nostra coordinatrice del campo a preparare la cena per i ragazzi. Anche Mitzi dorme nella mia casa…siamo io, lei, Danielle (la ragazza canadese), Mathilda (la norvegese) e Eungyon (la coreana). La cucina e’ molto spartana, tutta in legno scuro…sembra sporco ma in realta’ e solo tutto "fumogeno" poiche’ si cucina all’interno della casa con il fuoco a vista e il solito grande wok sopra (la tipica pentolona asiatica).
 
Mitzi si prodiga tantissimo per noi, lavora molto e a volte io la osservo che non si ferma a riposare neanche un’attimo. Lei e suo marito (giovanissimi…neanche 30 anni a testa) ci stanno accompagnando in questa grande avventura del campo e si occupano di noi per qualunque nostra esigenza. Stanno inoltre documentando i nostri spostamenti e la nostra quotidianita’ scattando una marea di foto. Mitzi e’ molto dolce e io e lei abbiamo legato tanto. Non so perche’ ma lei si e’ aperta tanto con me al punto di raccontarmi la sua storia, comune a molte altre qui in Thailandia, soprattutto tra persone che come lei vengono dalle popolazioni meno abbienti, cioe’quelle tribali delle colline. Mitzi e’ un’akha, nasce in un piccolo villaggio poco distante dal nostro. Lavora da due anni all’associazione dove ha conosciuto Ayo il marito e tutti i soldi che guadagna li manda al villaggio dalla sua famiglia che e’ povera, vive di coltivazione di caffe’, coltivazione che un anno puo’ andare bene o meno a seconda del raccolto. Abbiamo parlato tanto dei suoi familiari di quanto li veda per poco tempo e dei suoi desideri. Io ad un certo punto dei suoi racconti mi sento come impotente, vorrei fare qualcosa per lei ma non so cosa…sono molto coinvolta e vicina al suo cuore. Decido di dirglielo di spiegarle le mie emozioni e lei mi fa un grande sorriso. Ha una dignita’ incredibile che infonde tutt’attorno a se’. Le racconto dell’Europa, mi fa piacere farlo, perche’ aprire i proprio orizzonti genera maggiore conoscenza a chi magari ha meno possibilita’ di avere informazioni. Cosi’ le dico dei meno agiati che raggiungono le nostre coste coi gommoni in cerca di fortuna o che arrivano dai paesei dell’est, tutte persone che come lei cercano lavoro per guadagnare e mandare soldi a casa. Lei mi dice che i thailandesi o i membri delle tribu’ tendono ad andare nelle grandi citta’ o ad emigrare a Tawian.
 
Le nostre giornate di campo sono principalmente concentrare ad aiutare questi Akha a costruire un centro di aggregazione per la comunita’. C’e’ da sistemare tutto il giardino…insomma sono "andata di zappa" e ho arato il terreno per estirpare l’erbaccia…In questo villaggio non hanno grandi bisogni primari d’aiuto, per fortuna…ne sono contenta.
 
(Chiang Rai, 12 marzo 2008)
 
 
 

Chapter 5: IL BREAK E LE RIFLESSIONI

Il week end dal 7 al 9 siamo stati portati a Chiang Rai per fare "vacanza"! Con gli altri ragazzi abbiamo preso e condiviso le camere di una guest house molto carina, in stile tek thailandese. E ci siamo fatti finalmente una doccia…calda! Insomma due giorni di vita nella civilta’ e nelle comodita’.
 
Tuttavia non riesco a fare a meno di pensare a come per 1 settimana la mia vita abbia avuto ritmi diversi e che per noi tutti sia stato un modo di "adattarsi" ai "non conforts", avendo comunque la certezza che prima o poi sarebbero tornati. Invece le persone del villaggio, che nascono li’ e crescono li’, manco sanno cosa siano questi conforts…loro vivono cosi’ semplicemente tutti i giorni della loro vita senza pensare a qualcos’altro di diverso. E questo e’ un dato di fatto. Quello che comunque ho percepito in loro e’ comunque un forma di serenita’ ed equilibrio che noi occidentali manco ci possiamo immaginare lontanamente…e abbiamo tutto…
 
Sabato 8 con gli altri ragazzi abbiamo organizzato un’escursione sulle montagne vicino Chiang Rai, alla scoperta di altri villaggi. Ci siamo presi una guida che ci ha portato via fiume in una riserva naturale, passando attraverso paesaggi stupefacenti. Dalla riserva naturale, abbiamo fatto base di inizio della nostra camminata che e’ durata all’incirca 2 ore per andare e poco meno per ritornare.
 
Con la guida abbiamo risalito colline e attraversato sentieri inmezzo alla foresta, scoprendo dei panorami incredibili e dei colori accesi. Eravamo un tutt’uno con l’ambiente circostante. Abbiamo raggiunto dei piccoli villaggi lungo il nostro cammino, dove i bambini ci accoglievano con dei sorrisi luminosi e incuriositi dalla novita’ di vedere qualcuno "diverso" da loro. Abbiamo cosi’ raggiunto l’ultima collina per mangiare in un villaggio che aveva la vista piu’ bella della Thailandia. Dopo il pranzo relax, la guida ci ha portato alle cascate…e io non mi posso non essere buttata dentro nonostante fossero ghiacciate! Una vera goduria!
 
Dalle cascate siamo siamo rientrati fino alla riserva naturale dove c’era la barca che ci ha riportato a Chiang Rai. Il tragitto lungo il fiume nelle ore pomeridiane e con l’I-Pod alle orecchie mi ha definitivamente caricato e riempito la bellissima giornata trascorsa.
 
La sera mi son fatta…na pizza…mi mancava da un po’:)
 
(Chiang Rai, 8 march 2008)
 
 

Chapter 4: UN PO’ DI INFORMAZIONI

Chi sono gli Akha?
 
Gli Akha sono una delle tante popolazioni che abitano le colline ai confini tra la Thailandia, Birmania e Laos. La loro origine e’ dal Tibet. Nei secoli si sono spostati in Birmania fino a giungere oggi in Thailandia, considerati rifugiati di guerra.
 
Si stanno gradatamente inserendo in terra Thailandese, ma ancora oggi sono principalmente considerati degli esiliati, senza identita’ ne’ dimora ufficialmente fissa. Quel poco che hanno conquistato se lo tengono stretto, ma e’ veramente poco. Coltivano le terre ed ogni tanto il governo thailandese decide di confiscare tutto e quindi devo inventarsi qualcos’altro per campare. Il governo thailandese sta comunque cercando di fare un censimento delle popolazioni delle colline, tuttavia non a tutti concede la cittadinanza soprattutto agli anziani che non sono nati in territorio thailandese.
 
I maggiori problemi che le associazioni locali stanno affrontando a favore degli Akha e degli altri abitanti delle colline sono:
 
– diritti umani inviolati, essendo considerati una "minoranza" c’e’ assenza di gestione governativa (no cittadinanza, non diritto alla terra ecc.)
– economia, poverta’
– religione, imposizione di altre religioni sopra la propria
– educazione e analfabetismo, totale assenza di istruzione in alcuni villaggi, molti non sanno parlare il thailandese
– droga, continuo consumo di oppio
– ecologia, necessita’ di educazione ambientale e prevenzione fuoco nelle montagne unica risorsa per le comunita’
– salute, non ci sono ospedali in montagna
 
L’associazione per cui lavoro io si occupa di sviluppare progetti che risolvano questi problemi e molti altri, in particolare:
1) progetti ambientali
2) progetti di istruzione per l’infanzia
3) progetti per gli anziani
4) progetti scolastici per la cultura e l’ambiente
5) progetti di comunicazione e propaganda multimediale
6) progetti di turismo
7) campi di lavoro
8) progetti per le donne
9) progetti per la salute
 
Per saperne di piu’…. www.akhaasia.org
 
(Chiang Rai, 9 march 2008)

Chapter 3: IL CAMPO (Part 1)

Lunedi’ 3 siamo stati portati al villaggio Akha di Hueyo ad un centinaio di chilometri da Chiang Rai, inmezzo alle montagne. Per arrivare fin lassu’ ci vogliono le jeeps o i pick up. Vivere questa settimana nel villaggio con la piccola comunita’ Akha di Hueyo non ha pari…l’esperienza piu’ incredibile di tutta la mia vita. Significa proiettarsi in una realta’ diversa sia a livello temporale che di spazio.
 
Il villaggio in cui siamo stati e’ una piccola comunita’ composta da poche persone, per lo piu’ donne e uomini di una certa eta’ e tanti bambini. Gli adulti e i giovani vanno nelle grandi citta’ a "mischiarsi" col resto del mondo in cerca di lavoro. Il patrimonio che queste comunita’ sta perdendo e’ dato anche da questo fattore. In poco tempo la prima cosa che verra’ a morire saranno la lingua e gradualmente le tradizioni.
 
La nostra sistemazione e’ stata nelle stesse capanne in cui vivono le famiglie Akha. Eravamo 3 volontari per ogni famiglia. I nostri letti sono stati i nostri sacchi a pelo sistemati sopra a delle liste di legno rialzate dal terreno divise dal sacco a pelo stesso solamente da un basso materassino e qualche sacco di riso messo come cuscino. Ogni tanto dal legno rialzato spuntava a farci un salutino qualche gallina coi suoi pulcini che allegramente usciva dalla capanna. Non c’e’ quindi nessun pavimento che faccia intendere la fine o l’inizio di una casa, quello che continui ad avere sotto i piedi ovunque tu vada, e’ terra. All’interno della capanna, un piccolo angolo con qualche utensile e’ la cucina. Gli abiti della "mia" famiglia sono pochi e sono appesi su dei chiodi. Il bagno e’ un’altra piccola capanna esterna, in cui ci si fa anche la doccia. L’acqua passa all’interno della capanna attraverso una canna di bambu’. Loro non usano carta igienica per pulirsi, per questo fanno entrare l’acqua per pulirsi direttamente con essa, attraverso un’enorme canna di bambu’. Solo per cortesia nostra, il secondo giorno ci hanno aggiunto una piccola spazzatura dove buttare i nostri rifiuti. Lo scarico dell’acqua e’ il versare un po’ di acqua presa dalla bacinella presente all’interno del bagno, nel buco.
 
I nostri compiti nel campo sono stati organizzati in base alle esigenze degli Akha. In questo periodo dell’anno, dove la stagione e’ secca, hanno bisogno di mantenere "ordinate" le loro montagne per prevenire eventuali incendi. Costruendoci come loro delle scope dalla foglie delle canne di bambu’, tutti insieme abbiamo spazzato la foresta dalle foglie secche, spostandole ai lati delle montagne e creando dei sentieri. Gli Akha quando lavorano sono molto efficienti ma allo stesso tempo sono un popolo godereccio nel senso che ci siamo spesso fermati a farci delle pause di relax che sono stati altri momenti di scambio: chi costruiva qualcosa con le canne di bambu’ o chi ci mostrava qualcos’altro. A loro piace molto fumare, non dimentichiamoci che siamo nella zona del Triangolo d’Oro, l’antica via dell’Oppio, di cui loro oltre alle altre tribu’ delle colline, ne facevano ampio consumo. Oggi fumano tabacco ma rimane comunque un rituale sia tra uomini che tra donne.
 
Il villaggio in cui ci troviamo e’ molto piccolo, ci saranno piu’ o meno una decina di case. Il loro sistema istituzionale e’ praticamente inesistente, non esiste oggi l’autorita’ spirituale, per loro considerata figura importante, frutto delle colonizzazioni da parte dei missionari o influnenzati dalla religione principale della Thailandia che e’ appunto il buddhismo. Gli aiuti a livello religioso, hanno si’ favorito un loro sostentamento e sviluppo ma hanno tuttavia intaccato il loro tradizioni religiose, gli Akha in realta’ sono animisti. Non esiste inoltre una vera e propria figura politica, ma solo un uomo "anziano" che nel villaggio li rappresenta. Gli  Akha non lavorano per guadagnare principalmente soldi, hanno un piccolo commercio di beni primari, ma in realta’ vivono piu’ che altro di agricoltura e caccia.
 
I bambini del villaggio sono il colore piu’ caldo di tutta questa mia esperienza. All’inizio ti studiano e quando capiscono che con te possono osare, ti travolgono letteralmente con tutti loro stessi.
 
A fine settimana, abbiamo salutato le nostre famiglie e siamo stati riportati nella "civilta’" in quanto anche gli Akha fanno vacanza nel week end ed occasione per i loro familiari di andarli a trovare.
 
(Chiang Rai, 8 march 2008)

Chapter 2: THAILANDIA RURALE

Ieri pomeriggio ci siamo dati appuntamento con gli altri ragazzi del campo alla stazione degli autobus di Chiang Rai. Siamo stati caricati in 7 con i nostri zainoni sul retro di un pick up sotto il sole cocente delle 2 di pomeriggio e portati in questo paesino sperduto a circa 40 chilometri da Chiang Rai. Qui siamo stati sistemati a dormire dentro l’associazione accanto alla scuola dei bambini Akha, in attesa di andare nel villaggio in cui faremo il campo.
 
La nostra sistemazione e’ molto spartana e caratteristica, poichè siamo nella tipica casetta rurale thailandese in legno sopraelevata per evitare allagamenti. Ci siamo sistemati coi nostri sacchi a pelo 6 in una stanza e 4 nell’altra. Sopra ogni letto c’è una zanzariera. Le finestre non si chiudono bene perciò alle 5 del mattino entra la luce che ti sveglia ed ovviamente non ci sono vetri, c’è solo legno, indi di notte devi sprofondare dentro al sacco a pelo!
 
I miei compagni di avventura sono simpatici e vengono da varie parti del mondo. C’è Zack dall’Oklahoma, ha vissuto 1 anno in Corea del Sud facendo l’insegnante di inglese; Andrew dall’Inghilterra, viaggia intorno al mondo da più di 1 anno, Mathilda dalla Norvegia, Julia dall’Austria, 4 ragazzi coreani (i cui nomi non so ancora pronunciare!) venuti apposta in Thailandia per il campo ed infine oggi ci hanno raggiunto gli ultimi 3 volontari: 2 ragazzi francesi e 1 ragazza canadese, Danielle.
 
La nostra giornata di ieri è stata di perlustrazione della zona. Coi bimbi Ahka siamo andati per campi e risaie a goderci il paesaggio e a respirare l’aria pura. Ad un certo punto ci siamo imbattuti nella tipica capanna "da siesta" dei contadini thai e ci siamo sdraiati sopra. Nel frattempo una delle bambine ha staccato dei frutti dall’albero e ce li ha offerti per farceli assaggiare. Erano molto buoni con un gusto semiagro…diciamo che con la fame che avevo mi sarei mangiata l’albero intero! I campi erano pieni di canne di bambù ed io ho cercato di trovare una canna di bambù per farla diventare il mio didjeridoo casereccio, tuttavia ce n’erano di troppo lunghi e chiusi da un lato e ci voleva un bel machete per sistemarla, quindi ho dovuto lasciar perdere. Dopo il giro siamo tornati al campo e da lì siamo andati nel paesino per mangiarci qualcosa. La sera e’ stato molto carino. Coi ragazzi ci siamo messi a giocare a carte (tipico gioco coreano), Andrew e Zack hanno suonato la chitarra. E’ stato molto piacevole!
 
Ho passato una buona nottata ma purtroppo stamattina mi son beccata qualche lineetta di febbre così mi son presa il paracetamolo ora mi sento un po’ meglio. Verso le 15 di oggi verra’ finalmente il coordinatore del campo a spiegarci cosa andremo a fare da domani.
 
Dal campo per ora e’ tutto…passo e chiudo, alla prossima!
 
(Somewhere in rural Thailand, 2 march 2008 13.21 local time)

Chapter 1: CHI BEN COMINCIA…

– T H A I L A N D I A –

Non sono neanche qui da 2 giorni che mi sono gia’ successe un sacco di cose!

Sono tornata “a casa” e mi sembra di non essere mai partita. Forse qualche intaccamento turistico in piu’ ma per il resto tutto uguale!! Cammino due spanne sopra al pavimento, a testa alta e con gli occhi che mi brillano, sono libera e piena di energia!

Ho passato i primi due giorni a Bangkok, prima coi miei ex colleghi Blue Panorama, visto che sono arrivata dall’Italia col loro volo. Mi ha fatto un effetto strano risalire dopo tanto tempo nel mio “ex ufficio” e per di piu’ da “passeggera”. Soprattutto e’ stato bellissimo rincontrare degli amici che non vedevo da tanto e sentire il bene che c’e’ tra noi nonostante le distanze. Ci siamo divertiti un po’ insieme, come se fossi “in sosta” con loro nei tempi che furono.

Il giorno successivo ci siamo salutati e mi sono buttata nelle strade fricchettonissime di Kao Sarn Road, il bordello sceso in terra…gente proveniente da tutte le parti del mondo si riversa in questa stradina condividendo le proprie emozioni di spirito libero col resto del mondo. Grazie alla mia amica Raffy e al suo ragazzo Marco, ho avuto la dritta di una guest house niente male, in una stradina poco distante da Kao Sarn ma molto meno caotica. A soli 6 euro ho la cordialita’ del vecchietto proprietario, camera pulita e acqua calda (un vero lusso per i veri backpackers ma per 6 euro di puo’ fare!!). Grazie amici!

La sera, mi sono buttata nella mischia, ma in modo molto qualitativo…prima di tutto un bel super massaggio e poi mi son scelta il localino che sta dietro la strada principale, dove suonano buona musica…

Quando si viaggia e’ tutto molto piu’ solidale e amichevole, soprattutto quando si viaggia da soli dove le conoscenze arrivano spontaneamente. Ho fatto gruppeto con un americano, musicista/compositore di San Diego, che ha mollato tutto per vagare per il globo; un canadese, stesso destino, ma fra due giorni torna a casa perche’ ha finito i soldi; 2 ragazzi israeliani; 1 irlandese e 1 ragazza argentina che oggi partiva per la Nuova Zelanda (leggera deviazione prima di tornare a Buenos Aires). Nuove amicizie e grandi dritte!! Ho avuto un mucchio di informazioni sul posto i cui voglio andare io quando andro’ in Laos!

Ma ora sono QUI…Chiang Rai..

Ho lasciato il bordello di Bangkok e sono arrivata oggi pomeriggio nella pace piu’ pura che si possa respirare in tutta la Thailandia. Natura coloratissima e sterminata, tanti animali e la gente…La gente e’ cordiale e sincera, un loro sorriso ti riempie il cuore, cio’ che loro fanno per il prossimo e’ sentito profondamente. In generale tutto il nord e’ cosi’ ma qui credo di aver toccato l’armonia piu’ intensa.

Mi sono sistemata in una piccola guest house immersa nel verde, dove si vive una tranquillita’ magnifica. Gli odori e la pace ondeggiano creando un’atmosfera che ti avvolge completamente. Mi sono fatto un piatto di riso e pollo nel giardino e ho appuntato i miei pensieri sul diario di viaggio. Ho dormito un paio d’ore e poi sono andata a vedere dove si trova la stazione degli autobus per l’appuntamento di domani coi ragazzi del campo di lavoro. Credo che con lo zaino sulle spalle me la posso fare pure a piedi…Da li’ mi sono imbattuta nel solito night market di ogni citta’ asiatica e ho avuto un bellissimo incontro ravvicinato con dei cuccioli di cane in una bancarella. Ho cercato di capire se si potevano adottare, ma i venditori della bancarella non parlano una parola d’inglese…ho solo capito che non sono li’ per essere adottati(come ho gia’ fatto con la piccola Sat a Koh Pangan) e non voglio indagare oltre (qui con gli animali, soprattutto i cani e i gatti, sono un po’ “strani”). Quindi me li sono coccolati un po’, poi mi son girata senza piu’ voltarmi e me ne sono andata! 

Le parole d’ordine di questo mio viaggio sono MAI PEN RAI STATE OF MIND e IL VIAGGIO DELLE RELAZIONI E DEI MIEI “OCCHI NUOVI”…è ciò che sento profondamente ora che sono qui.

Domani inizia il campo di volontariato e io non vedo l’ora di buttarmi nella foresta insieme a tante belle persone con cui condividersi e viversi. Non so se sarò facilmente collegata col resto del mondo ma i pensieri li conserverò fino alla prossima volta in cui potrò trasmetterli a chi avrà voglia di riceverli.

PS: Ciao mamy e papy vi voglio bene!

(Chiang Rai, 29 february 2008 20.56 Local Time)

Prefazione: COMINCIA IL CONTO ALLA ROVESCIA

Torno a casa! Ho il biglietto destinazione Bangkok per domani sera(ma meglio dire Asia e poi capirete) …e finalmente in breve tempo sentirò e vedrò di nuovo:
 
il puzzo dei fritti locali
 
le nenie locali trasmesse ovunque 
 
le stradine coi rumori assordanti
 
lo smog che non si lava di dosso manco con la doccia
 
la cordialità delle persone e l’opportunismo delle persone
 
le brande scassate delle guest houses
 
le doccia con l’acqua gelata
 
gli scricchiolii dei sedili dei pullman sgangherati
 
gli uomini coi nei più pelosi del mondo e con l’unghia zozza del mignolo lunghissima
 
la fiatella d’aglio delle persone
 
gli scarafaggi giganti
 
i fantastici massaggi
 
i miei tempietti
 
figo no?!!
 
Casa mia è sempre stata un po’ particolare, ma molti altri posti sono simili al mondo, tuttavia ha moltissimo da offrire e ve lo rivelerò piano piano…
 
per questo ho incominciato col raccontare il "peggio" che io adoro…
 
Da domani inizia il mio diario di viaggio…non svelo niente…scoprite giorno per giorno la mia nuova avventura.
SONIASIA
Lecco(Italia), 25 febbraio 2008 2.08

INDIA: ISTRUZIONI PER L’USO

Cari amici…
ho deciso di pubblicare la mail di risposta mandata ad un’amica conosciuta col blog che mi ha scritto chiedendomi consigli sul viaggio in India che andra’ a fare…ho pensato che sarebbe stata cosa gradita, di condividerla con tutti, in particolare per coloro che ci andranno e vogliono sapere di piu’ sull’esperienza India. Ho scritto questa mail tutta d’un fiato (percio’ di getto!..con tutti gli errori che potrebbero esserci:)) e soprattutto facendo tesoro di tutto quello che ho assorbito in quei fantastici posti…
 

"Namaste’ Lidia,
 
non mi puo’ fare che un immenso piacere aiutarti!! Il mio blog vuole proprio far capire il giusto senso per cui l’ho creato e se tu mi hai scritto significa che ci riesce! Grazie!
 
Allora…in India sono stata in molti posti, non so dove preferiresti andare tu e come normalmente imposti i tuoi viaggi, pero’ se sei una tipa che si adatta cioe’ da "zaino in spalla" posso ben aiutarti. E soprattutto…e’ la tua prima volta in India?
 
Luoghi che ti consiglio:
Per me il primo viaggio in India non convenzionale deve iniziare dal NORD, dove puoi trovare la parte spirituale piu’ selvaggia..quindi Varanasi, Rishikesh, Dharmasala e Mc Leod Gangj (dove si trovano gli esiliati tibeani e dove appunto io ho praticato il Vipassana e una scuola di filosofia buddhista e meditazione, il Tushita Meditation Center). Per scelta  non sono andata nel posto piu’ turistico in assoluto, nonostante sia un  altro posto mozzafiato" il Rajasthan, li’ ci trovi i  turisti veri, quelli che puoi vedere andando pure in Sardegna!  Parlo con tutto  umilta’ dicendo cosi, non voglio offendere nessuno e rispettando ognuno, semplicemente la mia scelta di viaggio segue  degli  ideali  personali  ben pricisi.
Un altro posto fantastico e surreale in cui sono stata ed e’ da lasciarsi il fiato (e letteralmente succede..data l’altezza!) e’ il Ladakh…non so se hai mai visto il film "Samsara"…i paesaggi e i monasteri sono quelli!! Se hai visto  alcune  foto dell’India che ho pubblicato sul mio blog magari  ti sei  gia’ fatta un’idea. Purtroppo un posto cosi’, date le temperature estremamente rigide e il periodo in cui vai, non te lo posso consigliare…anche se dev’essere un esperienza incredibile vedere quei posti con nessun turista e solo i suoi abitanti e vivere come loro!
Il SUD e’ altrettanto spirituale, anche li’ pieno di Ashram, ma a mio parere molto piu’ commerciale! (non dico che il nord non sia altrettanto turistico, ormai tutta l’India lo e’ sempre piu’…ma quello che mi ha trasmesso il nord non ha pari). Io al SUD sono stata a Goa, sulla costa  occidentale da li’ Bombay, poi Bangalore e Putthaparthy dove c’e’ Sai Baba (bellissimo ma e’ tutto un gran bel business).
 
Qui l’indirizzo per prenotarti, cosa consigliabile e soprattutto per consultare quando ci saranno i prossimi corsi:
 
Meditazione e Meditazione Vipassana:
Dhamma Sikhara
Himachal Vipassana Kendra
MacLeod Ganj, Dharamshala 176 219,Dist. Kangra, H.P.
Tel: (01892) 221309, 221368

Email:
info@sikhara.dhamma.or
 
se ti interessa anche un’esperienza piu’ "leggera" accanto al Dhamma Sikhara si trova appunto questo istituto, tralatro che ha sedi in tutto il mondo ed e’ ben organizzato oltre che essere un buon inizio per affacciarsi alla filosofia buddhista e alla meditazione. Io non so tu a che livello esperenziale sei ma sicuramente saprai gia’ qualcosa sul vipassana e saprai che l’esperienza e’ molto estrema sia a livello personale che di regole da seguire e se e’ il tuo primo vero impatto, il corso Tushita puo’ essere un buon inizio:
 
Tushita Meditation Centre
McLeod Ganj, Dharamsala
Kangra District
HP 176 219
Tel: (1892) 221866
Fax: (1892) 221246 Attn Tushita
www.tushita.info
tushita_info@sancharnet.in
I posti sono da paura e tutti immersi nel verde e c’ero stata pure io a novembre quindi copriti bene perche’ fara’ freddo, sei all’inizio delle pendici Himalayane!
 
Mezzi di trasporto:
Io mi sono sempre mossa coi mezzi di trasporto terrestri che visti da fuori (e anche da dentro!) fanno paura: treni e autobus. L’India e’ collegata bene ma ovviamente i tempi di percorrenza sono lunghissimi e si deve avere pazienza perche’ le strade sono quelle che sono, ma il viaggio in India non e’ assolutamente correre se ti vuoi immergere con tutta la sua semplicita’! Per prenotare i mezzi puoi comodamente trovare agenzie di viaggio ovunque e i prezzi sono bassissimi! I treni sono molto vecchi ed e’ anche per questo che ci mettono tanto e non hanno una buona nomea in tutto il mondo, ma e’ da vivere anche questo! Gli autobus, ci sono quelli dei locali che costano strapochissimo e quelli piu’ turistici un po’ piu’ comodi sempre economici.
Anche l’aereo non costa molto se comunque vuoi volare verso sud, le compagnie che ti consiglio sono: Indian Airlines, Sahara Airlines e Air Deccan.
 
Pernottamenti:
A parte che anche gli hotel 4/5 stelle non sono lo standard europeo, se hai un po’ di spirito di adattamento ci sono tante Guest House, nelle strade principali e piu’ turistiche delle citta’ ne puoi trovare tante, molto spartane e a prezzi molto buoni. La pulizia non e’ il forte degli indiani quindi preparati! Ti consiglio cmq la Lonely Planet che in generale ci azzecca sulle guest house o anche semplicemente parlando con qualche viaggiatore che incontrerai che c’e’ stato e tu ci devi ancora andare, ti puo’ consigliare lui…io facevo cosi’! Per non parlare degli Ashram, in cui puoi pernottare e trovare le attivita’ nel suo interno di yoga e di letture degli Suami. A Rishikesh devi andare assolutamente nella parte di Rishikesh che si chiama Ram Jula (meno turistica) dove si trova il Veniketan Ashram, ogni mattina alle 10 il suo Suami fa le letture e ti assicuro che ti lasciano senza fiato dalle verita’ che dice. La parte piu’ turistica invece si chiama Laxman Jula ti fai un pezzo a piedi e troverai piu’ negozietti frichettoni e guest houses e posti dove mangiare molto buoni. 
 
Cibo:
Puoi trovare da mangiare di tutto e i prezzi sono abbordabili, ti consiglio il Paneer Tika Mashala ma magari gia’ lo conosci. In India non e’ necessariamente "tutto  piccante " , in  particolare , quando andrai a Mc Leod Gangj devi assolutamente assaggiare i Momo!!! Sono dei "ravioli" tipici della cucina tibetana buonissimi!
 
Gente:
Preparati perche’ gli indiani sono un popolo "traumatico" nel senso che o li odi o li ami da subito. Sono rumorosi e ti fissano sempre, ma non e’ maleducazione son fatti cosi’. Al contrario di quello che si pensa della spiritualita’ indiana, loro sono molto legati ai soldi e sono degli ottimi commercianti. Per questo se ti facessi il viaggio a Dharmsala/Mc Leod Gangj tra gli esiliati tibetani respirerai appieno anche il senso di tranquillita’ che al contrario questo popolo trasmette!
 
Soldi:
Per viaggiare non te ne servono molti ma da fare shopping, nonostante le cose costino cmq poco rispetto all’Italia, impazzirai perche’ trovi di tutto se ti piacciono questo genere di cose. Mediamente io vivevo con 20 euro al giorno tra vitto e alloggio.
 
Visto:
Presso l’ambasciata o il consolato e ti dura 3 mesi, e’ obbligatorio.
 
Solidarieta’ e Turismo responsabile:
Se vai tra gli esiliati tibetani ci sono dei centri a  cui puoi lasciare i tuoi vestiti vecchi che verranno dati ai rifugiati…io ho regalato maglioni, guanti ,cappelli , di tutto…anche comprati li’. Vedrai tantissima poverta’ soprattutto nelle grandi citta’ e meno nei piccoli centri. Tanti bambini che chiedono l’elemosina, ma piuttosto che dargli dei soldi compragli qualcosa da mangiare perche’ magari i padri di questi bambini (se hanno una famiglia) guadagnano meno dei loro figli che fanno l’elemosina. L’acqua per loro e’ un bene molto importante percio’ usala il giusto necessario. Non hanno mezzi di smaltimento rifiuti, buttano tutto nei fiumi, percio’ di no alla plastica: se compri qualcosa fattelo piuttosto avvolgere in un giornale, se devi comprare bottigliette d’acqua prendine una e riempila in appositi posti, soprattutto tra i rifugiati tibetani c’e’ maggiore consapevolezza sul senso civico e sono meglio organizzati quindi  si possono trovare facilmente dei posti con cisternini da cui puoi riempirti la bottiglia…se non ci sono posti cosi’ assicurati di buttarla in posti dove sai che verranno buttati o tieni i tuoi rifiuti finche’ non trovi tu dove buttarli!
Scusami se mi permetto di dirti queste cose sicuramente le sai da sola, e’ solo per prepararti completamente alla realta’ che andrai ad incontrare…:)
 
Per ora e’ tutto, spero di esserti stata di aiuto e se hai bisogno di altro fammi sapere. Altrimenti ci sentiamo al tuo ritorno e spero che mi scriverai per raccontarmi!
 
A presto e buon viaggio!!!
So"