Chapter 15: VIETNAM…PENULTIMO ATTO

– V I E T N A M –
 
Che dire del Vietnam..Un paese con le sue contraddizioni, con le sue cicatrici, che piano piano con successo sta cercando di dimenticare le estreme sofferenze patite con la guerra. L’ho percorso tutto da nord a sud, da Hanoi ad Ho Chi Minh, purtroppo poco lentamente e non abbastanza per scovare maggiori particolarita’, ho tuttavia abbastanza percepito il suo spirito, la sua cultura che ovviamente si fa avvolgere dalla volonta’ del capitalismo, tanto agognato e conquistato al punto di ricevere le ovvie conseguenze della globalizzazione.
 
HANOI
 
Ho poco apprezzato l’eccessiva confusione, come tanti scaffali di un magazzino da riordinare, la gente del luogo deve ancora capire il giusto collocamento di ogni cosa.
 
Qui si contano quasi piu’ motociclette che persone, le quali poco curanti dei pedoni, sfrecciano con un’apparente non criterio, ma in realta’ e’ tutto sottocontrollo. Il cielo e’ di un colore indecifrabile, grazie all’eccessivo smog ed anche probabilmente per la stagione.
 
Il resto di Hanoi e’ contradditorio, poiche’ si e’ inventato uno stile capitalista tutto suo senza completamente abbandonare le proprie origini filocomuniste. Si possono scorgere zone di svago, a mio parere, molto pacchiane, direi il "kitch" estremo.
 
Il quartiere vecchio, dove io alloggio, e’ il piu’ caratteristico, ma qui resta evidente l’influenza del colonialismo francese. E’ comunque una zona molto vivace ed e’ piacevole passeggiare cercando di evitare di essere investiti dai motorini!!
 
Qui i "templi" sono monumenti in onore di qualche eroe nazionale e le "pagode" sono i templi veri e propri.
 
Ho apprezzato molto il museo etnologico, se non fosse stato per le orde di scolaresche (tuttavia e’ giusto che ci vadano, anche se magari, a quell’eta’ ne farebbero a meno!).
 
La gente, nonostante qualche amico conosciuto in viaggio mi avesse detto che al nord e’ piu’ rude, l’ho trovata disponibile e a volte anche fin troppo invadente, ma comunque sempre in modo cordiale in perfetto stile asiatico. Il mio primo impatto antropologico e’ stato con una ragazzina incontrata sul local bus che dall’aeroporto portava alla centro citta’. E’ stata molto carina ed eccessivamente disponibile, sia per sua natura sia perche’ intenzionata a mettere in pratica il suo inglese. E’ cosi’ successo che spacciandosi molto capace nell’intendere la lingua anglofona, mi ha fatto cambiare il pullman ad un certo punto fino a farmi andare dalla parte sbagliata della citta’, senza considerare il fatto che anche lei andava nella direzione sbagliata rispetto a casa sua pur di non interrompere la conversazione! Io dalla cartina, me n’ero resa conto, non volevo urtare la sua suscettibilita’ ma comunque gliel’ho fatto notare. Ma lei insisteva che era il pullman giusto…e fin qui ci siamo…il pullman giusto ma dalla direzione sbagliata! Morale della favola, mi son fatta il city tour fino ad Hanoi e sono arrivata a destinazione dopo circa 3 ore in piu’! Insomma il denominator comune di tutte le persone conosciute qui e’ lo stesso, tutti vogliono praticare l’inglese se lo stanno imparando a scuola, cosi’ attaccano facilmente bottone.
 
Visitare il Mausoleo del presidente Ho Chi Minh e’ interessante da un punto di vista socio storico. Tutti incolonnati e ligi a dei regolamenti per non mancare di "rispetto" alla salma, ci si avvia all’interno della sala come immergendosi in un’atmosfera anacronistica di ovvio stampo comunista. Non sono mai stata a Mosca, ma lo stile e l’architettura del Mausoleo e poi anche tutta la citta’ sono quello. Un altro richiamo dello stile mi evoca inoltre l’Havana. La fila per entrare al Mausoleo e’ chilometrica, lungo un immenso piazzale stile Piazza Rossa che si estende di fronte al Mausoleo. Tuttavia la fila scorre molto velocemente ed accompagnati dallo sguardo vigile delle guardie vestite con candide uniformi, ci si dirige velocemente verso l’interno. Ecco finalmente la salma di HCM, perfettamente conservata ed imbalsamata e siccome dalle mie parti vige il diritto di pensiero, aggiungerei pure che e’ perfettamente imbalsamato come si usa fare ai musei di scienze naturali con le specie animali. Piu’ che osservare HCM, e’ interessante osservare le reazioni e gli sguardi dei vietnamiti che considerano questo un luogo di pellegrinaggio come La Mecca per gli arabi. Vorrei entrare dentro le loro teste per vivere le loro emozioni date dai ricordi e dalle sofferenze dei piu’ anziani, e come qui al Mausoleo, anche in tutti quegli altri posti al mondo che ho visitato in testimonianza della guerra.  (aereo HCM- BKK 9 aprile 2008)
 
HALONG BAY
Il mio amico Andrea di Roma, mi aveva sconsigliato di andarci perche’principale meta di coppiette in viaggio di nozze. Ma che fai…sei nel nord del Vietnam e non ci vai? Non vai in uno dei paradisi naturali piu’ belli al mondo?! Tralaltro proclamato patrimonio mondiale dall’UNESCO.
 
Per i pochi giorni di viaggio a disposizione nel nord, inevitabilmente, mi sono affidata alla mia guest house che organizzava tutto per trasferimento e pernottamento di 1 notte sulle isole. Ho scelto ovviamente un’opzione molto basica in linea con la mia filosofia. Cosi’ la mattina dopo, con un pullman sono partita fino alla costa, da cui mi sarei poi imbarcata sopra un barcone stile pirati fino ad Halong Bay.
 
Arrivata al porto, l’impatto e’ stato traumatico…non solo qualche coppietta in luna di miele ma…orde e orde e ancora orde di turisti e di barconi in acqua. Avrei voluto tanto scappare, sennonche’ ho avuto un reciproco amore a prima vista per Manu, una donna francese di quasi 40 anni con cui ho legato immediatamente. Lei mi racconta che ha mollato lavoro, casa, fidanzato, tutti per partire dopo aver lavorato per piu’ di 10 anni nel sociale, aiutando gli immigrati ad integrarsi in Francia. E’ molto pacata e apparentemente serena, sicuramente molto in linea con un viaggio in cui hai voglia di scontrarti con nuove culture. Halong Bay e’ comunque un passaggio obbligato nonostante le orde di turisti, poiche’ e’ cio’ che di piu’ spettacolare a livello naturale trovi qui. Con altri ragazzi, io e Manu, ci siamo ritrovati sopra ad uno di questi barconi su una piattaforma per ammirare al meglio il paesaggio.
 
L’arrivo tra le splendide isole che contaminano Halong Bay non ha pari: la forma delle rocce e’ estremamente affascinante e completamente atipico rispetto a quello che siamo abituati a vedere con i nostri paesaggi marini, i colori del mare e delle piante che ravvivano le isole di roccia sembrano artisticamente scolpiti ed impressi apposta da un pittore per stupire chi li ammira.
 
La sera, io e Manu ci dividiamo, poiche’ lei ha optato per dormire sul barcone ed io invece sull’isola cosi’ posso farmi un giro anche li’. In hotel grande sorpresa, ci dividono a gruppi di 2 per stanza e c’era Lisa, una ragazza inglese che viaggia da sola che avrebbe dovuto dividere la stanza con un 45enne tedesco sconosciuto…cosi’ la salvo e dormiamo insieme io e lei! La sera sull’isola con altri ragazzi, andiamo in esplorazione. Guarda caso quella sera, l’isola era tutta in festa, addobbata pronta a sparare i fuochi d’artificio per festeggiare il 50ennio della venuta a Ca Ban Island di Ho Chi Minh. Il giorno successivo, di buon ora, io e gli altri ragazzi rientriano sul barcone, dove Manu mi stava aspettando.
 
Tra le altre persone che mi colpiscono particolarmente e con cui lego altrettanto piacevolmente, c’e’ Ruthya una ragazza (madre?) australiana che ha una bellissima bimba di 3 anni, dai boccoloni biondi e 2 immensi e profondi occhi blu che si chiama Macy. Ribattezzo immediatamente Macy come la bimba "fricchettona", perche’ Ruthya a parte vestirla da mini fricchettona, la lascia libera e spensierata, la lascia camminare a piedi nudi senza continuamente soffocarla con quell’eccessiva apprensione che tanto se lasci un po’ piu’ libero un bimbo nell’eta’ dei perche’ e delle curiosita’ riesce solo a esprimere maggiormente se stesso e legare ancora piu’ spontaneamete con il mondo. Ruthya mi dice che non e’ facile viaggiare da sola con una bimba cosi’ piccola, ma si e’ ben organizzata (come solo gli australiani, molto pratici sanno fare) e il suo zaino ha la duplice funzione di portare l’essenziale ed essere strutturato addirittura da porte-enfant!
 
Passo il tempo li’ a giocare con Macy, mi diverto ad incuriosirla e ad inventarle qualche giochino sul momento. E’incredibile il livello di comunicazione che si puo’ instaurare con un bambino nonostante stia imparando a parlare una lingua che non e’ la tua, la comunicazione si sposta verso altri punti di osservazione e nonostante appunto il blocco linguistico ci capiamo e nasce una perfetta intesa ed interesse l’uno verso l’altro. Macy e io insomma ci divertiamo un sacco e ci creiamo il nostro piccolo mondo insieme. Ruthya lo nota e apprezza molto la mia "pazienza". Quando ci salutiamo perche’ ognuno va per la sua strada e mi dice di andarla a trovare in Australia, cosi’ ci scambiamo le mail.
 
Il giorno dopo la mia gita ad Halong Bay sarei ripartita da Hanoi alla volta del sud, cosi’ io e Manu ci siamo organizzate per cenare insieme la sera stessa e chiaccherare un po’… (Tree House, 15 aprile 2008)
 
 

Una risposta a "Chapter 15: VIETNAM…PENULTIMO ATTO"

  1. bugnerd 15/07/2008 / 3:15 AM

    Ciao piccola sonia!
    Sono qui, dove tu sai, e sento una nostalgia tremenda di te, dei nostri discorsi e delle nostre risate. Mi consolo seguendoti sul blog…Spero che un giorno lo aggiornerai con altre foto meravigliose di tutti i tuoi viaggi mentali e non…Almeno sbirciando di tanto in tanto mi sento un po\’ meno sola…Scusa l\’accento un po\’ deprex ma ogni tanto qui è veramente dura e avrei tanto bisogno di un tuo sorriso…
    Ti voglio bene.
    La

    "Mi piace"

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...